Quadra opera dal 2003 come provider privato ADR (Alternative Dispute Resolution)
per la gestione e mediazione delle controversie e dei conflitti civili e commerciali
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Aprile 2012
Il mediatore trasformativo - nella visione originata da Folger e Bush nel loro The Promise of Mediation (1994) e sviluppata poi anche da altri autori - concepisce il suo intervento come un supporto all’apertura ed al mantenimento di un dialogo fra le parti che permetta a ciascuna di esse di considerare il conflitto sotto una luce diversa, e così di prendere le decisioni conseguenti considerate più idonee.
L’accordo, di per sé, non è un obiettivo del mediatore; può certo essere un esito auspicabile, ma che si verifichi o meno dipende dall’atteggiamento mutato delle parti e sarà frutto della loro libera scelta, maturata alla luce della ‘trasformazione’ della situazione originaria.
L’approccio trasformativo si basa su di un’analisi del conflitto inteso come fattore d’interferenza nell’interazione fra le persone, che crea nelle stesse incertezza, paure ed un senso di demonizzazione dell’avversario. Il mediatore trasformativo ha come obiettivo quello di supportare le parti in tale situazione, aiutandole a veder più chiara la situazione così da poter prendere decisioni conseguenti (processo di c.d. empowerment), arrivando magari a capire, se non giustificare, le ragioni della controparte (processo di c.d. recognition). Tale risultato dovrebbe scaturire nell’interazione, e nella convinzione che un confronto franco non può che generare maggiore consapevolezza.
L’intervento del mediatore, nel modello trasformativo, è comunque caratterizzato dall’assenza di atteggiamenti direttivi (concretizzantisi, in particolare, nel dare consigli utili alle parti, fornire loro opinioni sul caso e sulla correttezza o meno delle soluzioni prospettatesi, se non addirittura spingerle “per il loro bene” ad un accordo). Naturalmente, anche il mediatore trasformativo interviene nel conflitto, ma lo fa guidato ...
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